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Il tempo è un diavolo e come ogni diavolo si nasconde nei dettagli. Capita, per esempio, di tornare a sfogliare un romanzo che si è letto per la prima volta molti anni addietro, a ridosso dell’uscita o giù di lì, e all’improvviso l’occhio si inchioda su una breve considerazione, come se ne trovano a decine nei romanzi. Si tratta di tre o due righe, non di più. Malgrado il suo piglio profetico, non gli demmo alcuna importanza nel leggerla per la prima volta, sul finire del secolo scorso. Non gliela diede nemmeno l’autore probabilmente. Quel pensiero era messo lì più che altro per dare colore, creare atmosfera, una delle tante pennellate volte a definire temperie e tempra del protagonista. “I recensori resteranno in circolazione per un po’, ma i pony express spariranno presto o passeranno tutti alle pizze o alle patate al forno – vittime del fax” diceva quel pensiero. In effetti, anche se le cose sono andate all’incirca così, a parte il fax, estinto come i pony express, neanche oggi sarebbe il caso di dargli troppa importanza, non fosse per due motivi. Il primo è che in questi ultimi anni, insieme alla scomparsa dei pony express, anche i postini sono spariti dalle nostre vite. Perlomeno quelli di un tempo, i postini che bussavano alla porta di casa per consegnarci un messaggio più o meno urgente, che fosse un telegramma o una semplice cartolina. Poniamo per esempio di voler troncare un’amicizia di vecchia data, evitando un contatto diretto con una persona che a un tratto ci appare come un nemico. Chi mai prenderebbe ancora carta e penna per scrivere una lettera? Alla fine del secolo era ancora la scelta più ovvia, soprattutto se gli amici giunti ai ferri corti erano due scrittori di mezza età, nati e cresciuti in pieno Novecento. E qui veniamo al secondo motivo, il romanzo in cui compariva il pensiero in questione, L’informazione di Martin Amis.

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Fu con una lettera che il 12 gennaio 1995 Julian Barnes si felicitò con il collega per avere trovato un agente che annoverava nella sua scuderia un uomo condannato a morte, un altro che stava morendo di Aids e un terzo rinchiuso in un manicomio. La lettera si chiudeva con quello che Amis avrebbe poi definito un “colloquialismo arcinoto” e facilmente intuibile, il che suonava come un augurio assai poco elegante di andare incontro a un destino infausto quanto la condizione degli scrittori cui Barnes alludeva ma non nominava; i primi erano chiaramente Salman Rushdie e Bruce Chatwin, mentre più incerta restava l’identificazione del terzo. A scatenare una simile ira era stato il fatto che Amis si fosse rivolto a un chiacchierato agente al fine di assicurarsi un anticipo di cinquecentomila sterline proprio quel suo nuovo romanzo: Andrew Wylie, chiamato lo Sciacallo per la sua fama di intermediario collerico e spietato. E appunto in questo consisteva il nodo della discordia. Fino a quel momento a rappresentare i suoi interessi era stata la moglie di Barnes, Pat Kavanagh, la quale aveva avuto il torto di spuntare una cifra di poco inferiore per L’informazione, appena ventimila sterline in meno. Malgrado si fosse consumata nel silenzio di una lettera, la forma di comunicazione più privata che si possa immaginare, la rottura tra i due scrittori fu non soltanto argomento di gossip nel ristretto ambiente letterario, ma trovò grande spazio sui giornali. Perfino Antonia Susan Byatt entrò a gamba tesa nella questione criticando Amis per la sua ”folie de grandeur” e il conseguente tentativo di prosciugare i pozzi dell’editoria. In molti pensarono allora di dover intendere L’informazione come un romanzo a chiave. I personaggi non erano cioè creature puramente immaginarie. Mettendo in scena il disprezzo che Richad Tull, recensore e scrittore sperimentale ignorato dal grande pubblico, cova con repressa ossessioni nei confronti dell’amico Gwyn Barry e del suo successo presso i lettori, Amis non faceva che rivelare i suoi veri sentimenti per Barnes. Ebbe così inizio una caccia ai dettagli rivelatori. Nei denti di Richard – “tutti schegge di ceramica e colla prebellica” – fu fatale vedere i denti malconci che Amis si fece sistemare con una costosa operazione proprio grazie al cospicuo anticipo che Wylie aveva garantito. Allo stesso modo, nella pagina in cui Richard si inventa la definizione di uxoridipendente per bollare sarcasticamente la felicità coniugale di Gwyn, fu facile scorgere una frecciata al forte legame che univa Barnes a Pat Kavanagh, così forte da indurre lo scrittore a troncare la lunga amicizia con Amis quando questi preferì lo Sciacallo alla moglie di un vecchio amico. Non tutti i tasselli erano al posto giusto, ma questo non scoraggiò chi sosteneva la tesi del romanzo a chiave.

Amis ovviamente rifiutò simili interpretazioni, dicendosi peraltro ferito e sorpreso dal modo in cui Barnes gli comunicò la volontà di troncare ogni rapporto: “Cristo, pensai: non devo essergli mai piaciuto. La lettera mi portò a mettere in dubbio la sostanza, per non parlare del valore, di quella amicizia che veniva a interrompere.” Oggi, a distanza di anni da quei fatti e da quel romanzo, poco importa tuttavia quali fossero le reali ragioni di Barnes; se davvero si infuriò per un atto di lealtà nei confronti della moglie o perché si era visto dipinto come un mezzo idiota nel personaggio di Gwyn o per chissà quali vecchie e mai palesate ruggini. A un certo punto dell’Informazione leggiamo che “il forno a microonde era un congegno studiato per frodare il tempo.” È un altro di quei dettagli all’apparenza insignificanti, ma che scavano un abisso tra il nostro presente e il mondo di allora. L’idea che abbiamo del tempo e della tecnologia è molto cambiata in questi ultimi trent’anni. Una lettera come quella spedita da Barnes nel 1995 sarebbe oggi impensabile e proprio su questo aspetto ha ancora senso riflettere oggi: non i dissapori in sé, non il duello ma lo zeitgeist che lo ha reso possibile e alimentato. Col tempo i due scrittori tornarono a parlarsi, anche se non a frequentarsi perché intanto Amis si era stabilito a New York. Comunicavano per posta elettronica adesso, scambiandosi pareri sul calcio. Nella primavera del 2023 Amis spedì una mail in cui diceva “Abbi cura di te, vecchio mio.” Nient’altro. Barnes la interpretò per come andava interpreta – come un addio a lui e alla vita su questo pianeta – e non rispose.