Una fra le più “desiderabili” collezioni private al mondo va all’incanto. L’aggettivo “desiderabile” scelto da Sotheby’s per annunciare l’evento è più che mai appropriato. E non tanto per il valore pur ragguardevole dei lotti in vendita, quanto per il collezionista in sé, un uomo che per lungo tempo fu egli stesso sinonimo di desiderio. “Sexy Sachs”, così lo chiamavano negli anni 60, a loro volta decennio del desiderio per antonomasia, epoca indimenticata in cui anche alle persone ordinarie era concesso di fare cose straordinarie. E di cose straordinarie Gunter Sachs ne fece parecchie, sebbene tutto fosse fuorché ordinario. Fu playboy (fu chiamato anche “l’ultimo dei playboy”), gallerista, cineasta, fotografo e persino astrologo, ma si vantava di non aver lavorato nemmeno un giorno in vita sua. Fece installare un vetro a prova di proiettile al centro della suite del suo albergo a St. Moritz. Per bellezza, per eccentricità, per gusto della sfida, vai sapere. Fatto sta che convinse Salvador Dalì a sparargli mentre lui se ne stava in piedi, immobile e sorridente, dietro quella lastra infrangibile. La prodezza che lo ha consegnato agli onori della café-society fu tuttavia la conquista del cuore di Brigitte Bardot. Per un po’ le spedì 100 rose al giorno. Quindi salì a bordo del suo elicottero, lo stesso dal quale amava scendere abbigliato da vampiro. In volo, fece piovere rose sulla casa dell’attrice, affacciata sulla spiaggia di St. Tropez. Lei era ancora impegnata a raccogliere gli omaggi floreali sparsi per il giardino quando Gunter lanciò dal velivolo un paio di valigie. Infine lanciò se stesso, cadendo in mare. Era il suo modo di dirle che non si sarebbe liberata di lui facilmente. In seguito, sapendo quanto bene lei volesse agli animali, le regalò un ghepardo. Si sposarono a Las Vegas nel 1966, il 14 luglio, forse in ricordo della presa della Bastiglia. Un paio di anni appena ed erano già divorziati, ma come ebbe a dire l’ultimo dei playboy: “Un anno con la Bardot vale un decennio con chicchessia”.
Di quell’unione, oltre alle leggende, sopravvive un ritratto di Brigitte opera di Andy Warhol, che in Sachs trovò uno dei suoi primi mecenati europei. Il quadro andrà anch’esso all’asta. È il lotto 23, fatalmente quello con la stima più alta, si aggira sui 4 milioni di sterline. Appartiene a una serie di otto ritratti commissionati da Sachs. Non scevro da retorica, il catalogo dell’asta lo descrive così: “Il radiante viso dorato di Bardot si pone quale successore naturale della stellare trinità composta da Liz Taylor, Marilyn Monroe e Jackie Kennedy, beatificata da Warhol negli anni 60 con la sua immacolata tecnica serigrafica”. Si vocifera che all’origine dell’ostinato corteggiamento di Sachs ci fosse una scommessa fatta con alcuni amici. Qualcosa di simile può dirsi della sua collezione. Cominciò giovanissimo, non ancora trentenne, a Parigi, dove si trasferì nel 1958. Stando al figlio, ci voleva un certo coraggio per andare a vivere in quella città a distanza di pochi anni dalla guerra. Sachs era tedesco. Ma non solo; suo padre Willy fu membro del partito nazista e ufficiale onorario delle SS. Malgrado fosse anche il rampollo di una dinastia più che danarosa (era nipote di Wilhelm von Opel, fondatore dell’omonima casa automobilistica), non aveva grandi disponibilità di contante quando si trasferì nella capitale parigina. Sfruttò, pare, le sue abilità di giocatore d’azzardo. Vinceva a carte il pomeriggio e investiva in arte il giorno seguente. Comprò di tutto: surrealismo, Nouveau Realism, Art Decò, design d’avanguardia, Pop Art, graffitismo. Il lotto più curioso resta però un motoscafo Riva. Non foss’altro per il nome: Dracula III. È ormeggiato nel lago di Losanna. Valutazione 120mila sterline, uno dei tanti prezzi del desiderio.