«Quelle ragazze morivano nello Spazio perché non sapevano riconoscere il sapore dolciastro delle caramelle di ossigeno avariate. Fiduciose, si mettevano in bocca i cubettini di gomma ossigenata, li succhiavano sicure di sé e della loro bellezza. Senza ravvisare niente di strano, uscivano dalla navetta dell’agenzia cominciando a sfilare nello Spazio. La navetta si allontanava quasi subito per non rovinare il quadretto astrale: una ragazza che cammina sospesa nello Spazio, e tutt’intorno, il Vuoto».
da Lo spazio sfinito