«Soldi non ne aveva per niente, nemmeno per le sigarette». Con un incipit che dice tutto circa la condizione disgraziata del protagonista, prende le mosse il romanzo di Igor Sachnovskij, pluripremiato e finalista del Russian Booker Prize. Per il nostro eroe, le cose non potrebbero procedere peggio. Incapace di risollevarsi dopo esser stato piantato dall’amata Irina, che ovviamente gli preferisce un uomo di solidi mezzi, l’eroe si sorprende a considerare che in fin dei conti la morte non può essere tanto peggio della vita che gli è toccato di vivere. Attratto dal luccichio emanato da un cavo elettrico reciso ne afferra le estremità per farla finita. La tremenda scossa, anziché ucciderlo, ha però su di lui gli stessi effetti riscontrabili nei fumetti dei supereroi. Dimesso dall’ospedale, realizza di avere acquisito un talento unico: ha la risposta a qualsiasi quesito gli venga posto. L’eroe privo d’ogni qualità dispone ora della conoscenza assoluta. Un qualunque abitante del mondo reale troverebbe la maniera per sistemarsi, magari partecipando a un quiz televisivo. Il nostro eroe no. Soffre di una svagatezza cronica e perniciosa. Altro che ricchezza. Per un personaggio di questa specie, l’onniscenza non potrà che rivelarsi fonte di nuovi problemi. Finirà nelle mire dei servizi segreti e della peggior risma di gente, tra cui ovviamente politici corrotti e mafiosi della nuova Russia. La trama si dipana per scatti spesso inaspettati e territori spuri. Le sgangherate premesse fantascientifiche generano un thriller picaresco. Un pastiche mai davvero credibile ma raffinato, tutto giocato su una lingua non banale, misuratamente lirica, nonché sullo sguardo stralunato del nostro eroe che, malgrado la sua vocazione alla marginalità, o forse proprio grazie a essa, matura nelle avversità il distacco temerario del filosofo accidentale.