
Tommaso Pincio “Nova et accuratissima Gravity’s Rainbow tabula” (2013) olio e matita su carta cm. 47 x 80
Solo i bambini conoscono una certa visione del mondo. Solo per loro, i mostri nascosti sotto il letto non sono fantasie. Solo loro hanno occhi per vedere al di là di quella cosa chiamata realtà. Solo loro. A parte i folli, i paranoici e Thomas Pynchon, l’uomo che quattro decenni fa, nel febbraio 1973, licenziò per le stampe un romanzo diventato l’epitome della complessità, il labirinto letterario per antonomasia, il più enciclopedico, esoterico, erotico di tutti i libri-mondo mai scritti. Per Pynchon vale quel che Albert Einstein disse di sé: «Ho scoperto alcuni segreti della materia e dell’energia perché non ho mai smesso di cercare risposta alle domande che i bambini si pongono». Guardare il mondo con gli occhi di un bambino, per Pynchon, significa ridisegnarne la geografia, coglierne nessi invisibili. Significa scovare un tessuto di relazioni e d’intrighi, il grande complotto che ci governa a nostra insaputa. E la rappresentazione che ne scaturisce non è per lui mera speculazione paranoica. È realtà, sebbene di un tipo speciale. È reale come lo sono gli orchi delle favole agli occhi di un bambino. Perciò un buon modo per perdersi nel suo libro straordinario è una mappa del tesoro, una carta illustrata in cui il mondo non appaia come siamo abituati a vederlo. Un mondo al contrario dove non sono le terre a essere circondate dalle acque; dove esiste un’unica terraferma e un solo mare. Nella parte inferiore della mappa è situato il lato Nuovo del mondo, l’America. Sulla sua costa si erge una piccola casa bianca, situata a un tiro di scoppio da Los Angeles, segnatamente a Manhattan Beach. Fu in questo tratto di litorale californiano prediletto dai surfisti che Pynchon si trasferì nel 1965, ossia nello stesso periodo in cui i Beach Boys componevano canzoni per glorificare la dorata abbronzatura delle fanciulle in bikini. E fu in questa casetta bianca, le cui finestre erano spesso coperte da asciugamani, che Pynchon si barricava. Gli ammessi all’eremo erano pochi, giacché l’uomo non amava le visite e, come Salinger, nutriva e nutre un’avversione furiosa per le macchine fotografiche. S’è palesato in pubblico un’unica volta e l’ha fatto in forma di cartone animato, in una puntata dei Simpson, disegnato col volto coperto da una busta di carta (vedi medaglione in basso a destra). Si racconta che il minuscolo rifugio dello scrittore recluso fosse arredato in modo spartano. Su uno scaffale della libreria saltava all’occhio una collezione di volumi sui maiali, una sua fissazione (vedi medaglione in alto a sinistra). Sul tavolo, una Olivetti portatile e montagne di fogli. In cucina, nulla da mangiare; solo una fila di barattoli di caffè vuoti. Fu in quest’eremo da scapoli che Pynchon scrisse L’arcobaleno della gravità, anche se è altrove che si dipana il romanzo. Ecco allora un letto fare le veci del pontile di Manhattan Beach e protendersi verso il nord della mappa, verso il largo del grande lago oceanico. Da queste acque, come invenzioni generate dal sonno del buon senso, affiorano mostri e paranoie: scimmie giganti, strani polipi, lampadine immortali e naturalmente lui, il V-2. Perché se è vero che il labirinto del romanzo non conosce confini, il filo d’Arianna è questo: siamo a Londra, sul finire del 1944 nonché del secondo conflitto mondiale. La capitale inglese è sotto la minaccia dei razzi lanciati dai tedeschi. Qualcuno scopre che i punti d’impatto di questa micidiale arma corrispondono ai siti in cui un certo Tyrone Slothrop, luogotenente dell’esercito appassionato lettore dei fumetti di Plastic Man (vedi medaglione in alto a sinistra), si congiunge carnalmente con una ragazza. Pura coincidenza o esiste un legame tra il lancio dei razzi e le erezioni del sottufficiale? E qualora esista, qual è la sua natura? Che razza disegno nasconde? Probabilmente che il succedersi delle guerre è una sorta di macabro spettacolo il cui vero scopo è costruire una Storia di comodo, la Storia che si insegna nelle scuole affinché i bambini si preparino a guardare il mondo con occhi da adulti, ovvero con paraocchi, con l’insana illusione che certe brutture e violenze siano necessarie, quando invece, di realmente necessario, c’è solo l’amore.
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