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«Un piccolo mondo del mondo che non c’è più; e che non mi appassiona più». Così, quasi con stanchezza, Franco Cordelli definisce l’umanità che per tre giorni si radunò nel 1979, mentre giugno finiva, sulla spiaggia comunale di Castelporziano, oltre il cancello numero nove, su un palco stagliato contro il mare. Il piccolo mondo dei poeti venuti da tutto il mondo per partecipare al Festival internazionale dei poeti, pensato e allestito dallo stesso Cordelli assieme a Ulisse Benedetti e Simone Carella, anime di quel covo di irregolari che fu il Beat 72, teatro underground della capitale. Il tutto grazie alla complicità di Renato Nicolini, scapigliato assessore inventore dell’Estate romana. Vennero in tanti. Vennero perfino i beat veri, quelli d’oltreoceano: Allen Ginsberg e William Burroughs, leggende allora ancora viventi. Ma soprattutto venne tanta gente. La folla, come preferiva chiamarla Nicolini. E questa folla, un pubblico vasto ma evanescente, già indifferente alla lettura e voglioso solo di scrivere e dire la sua, strappò il microfono ai poeti e balzò sul palco, che rovinò nella sabbia.

Il palco di Castelporziano, la mattina dopo

Il palco di Castelporziano, la mattina dopo

Proprietà perduta è il racconto di quei giorni. «Un computo degli oggetti e delle anime perdute nel cammino», per dirla con le parole di Nabokov che hanno ispirato il titolo. Cordelli scrisse un anno dopo i fatti e pochi giorni prima che avesse inizio un seconda edizione del festival, stavolta da tenersi in piena città, in Piazza di Siena. Scrisse però come preso in una «corsa contro il tempo», a una velocità pazzesca, sicché il racconto ha assunto la forma sfuggente di un diario indiavolato, un susseguirsi frenetico di crude istantanee, di immagini e ritratti freddati in presa quasi diretta, non ancora velati dalla polvere delle cose diventate ricordo o nostaglia. E poi pensieri, commenti, verdetti, sempre venati da una spietatezza al contempo innamorata e annoiata, smaniosa e disillusa, che è tipica di Cordelli e che trova nel precipizio di queste pagine vorticose la sua misura ideale. Scomparso da anni e restituito alle stampe grazie ad Andrea Cortellessa, Proprietà perduta scrive di un piccolo mondo e della sua scomparsa, ma con lo sguardo divinatorio dei testi nati per caso o sbaglio o malattia si spinge molto oltre. Raccoglie le ceneri di un’epoca ma anticipa le miserie dell’avvenire, di una piccolezza senza più tempo da cui nessuno è escluso, poeti e non poeti.

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